Quando ero più giovane (il che non vuol dire che io ora sia vecchio… sì lo sono! Sigh) scrivevo molte canzoni, poche belle, molte brutte, la maggior parte parlava d’amore.
Queste ultime erano composte spesso da frasi criptiche che potevo capire solo io, tipo:
Hai deciso di esercitare la tua cura
perché il mare ti faceva troppa paura.
Riferita a una ragazza che, per non soffrire più, aveva scelto di stare con un tizio che lavorava nell’esercito invece di stare con me che vivevo vicino al mare ma troppo lontano. Vabbè, questo è il riassunto della storia e potrebbe sembrare una di quelle storie da film ma no, non è così.
Tutte le canzoni d’amore sono rimaste, anche se mai dimenticate, in quaderni o sul computer.
Le canzoni che scrivevo per gli scout hanno invece avuto qualche possibilità, alcune anche un buon successo visto che ancora oggi continuano a suonarle e cantarle, quantomeno nel mio vecchio gruppo.
Alcune di queste canzoni nascevano in situazioni strambe (tipo Uacciuà, di cui ho parlato tempo fa e che è nata per caso durante la preparazione di uno spettacolo teatrale mai andato in scena) o da motivetti che, suonati con una chitarra tra le mani che non sapevo suonare, servivano da base ai miei sfottò cantati.
È questo il caso di Miliardi di persone, una canzoncina con la quale prendevano in giro i miei compagni (a volte anche con parole un po’ scurrili) e i miei capi scout, uno dei quali soprannominato la Valanga perché, essendo sempre il primo della fila, cadendo avrebbe potuto travolgerci tutti per via della sua mole enorme.
Un po’ di anni fa, non ricordo bene quando, mi tornò in mente e, canticchiandola, mi resi conto che il motivetto era orecchiabile e provai a scriverci su un testo un po’ più serio, testo che ho ritrovato qualche giorno fa e che ho deciso di farvi leggere perché… boh, stava lì, abbandonato, era un peccato, no?
Miliardi di persone tra cui pure tu
che guardi fisso il cielo e vorresti esser lassù
tra le nuvole leggere al di sopra della terra,
al di sopra della pace, all’infuori della guerra
e da lì poter guardare questa nostra strana vita
che comincia e dopo un giorno sembra quasi esser finita.
C’è chi beve e si disseta e chi mangia a ogni orario
e non sa che esiste un posto dove il cibo è troppo raro.
C’è chi è triste ma non piange perchè lacrime non ha,
e chi trova nuove emozioni e piange di felicità.
E c’è chi a trentatre anni si deve sacrificare
e chi di una vita intera non sa neanche cosa fare.
C’è il bianco, c’è il nero, c’è il giallo e c’è il rosso
ma il cuore che abbiamo dentro è sempre lo stesso.
Non saprei dirvi se questa canzone sia finita o meno. Il ritornello c’è ma è un semplice nananana tra le strofe. Almeno era questa l’idea iniziale.
Come molte delle cose che faccio, l’ho messa da parte e non l’ho terminata però boh, un giorno anche lei potrebbe diventare una vera e propria canzone.
Insomma, siamo miliardi di persone, troverà prima o poi qualcuno a cui piaccia!
Una strada da continuare…buon potenziale!
Sei un poeta! Ed è un testo che mi ricorda tantissimo i testi di Fabrizio Moro (giusto per chiarire, per me è un complimento enorme)!
Beh, allora grazie per il complimento! 🙂
Anche se forse poeta è esagerato, no? XP
Non è per niente esagerato, le canzoni (le più belle) non sono altro che poesie cantate. E tu hai del talento, quindi non esagero 🙂