RIFLESSIONE IN MONTAGNA (15-08-04)
È strano per me pensare di trovarmi in una situazione del genere: seduto su uno scalino roccioso di un sentiero di montagna a scrivere di fronte ad un panorama stupendo, che mi mostra il mare mosso dal vento e illuminato dal sole cocente, che fa quasi restare senza fiato, con una birra appoggiata accanto al piede destro, per fortuna ancora fredda, che sorseggio di tanto in tanto quasi per forza, con disgusto, perché amo sapori più dolci e alcolici più forti: ma ho solo questo da bere, e mi rassegno.
Mi sento inutile, piccolo di fronte all’immensità del mare e alla vastità verdeggiante, a volte desertica, dei monti impassibili allo scorrere della vita, e ai cambiamenti a cui anche essi a volte sono soggetti, o costretti. Mi accorgo di quanto ciò che scrivo sia banale, e mi capita di sentire i pareri spassionati di chi dice: “La verità? È roba che ho già letto.” Certo, lo ammetto, cerco il più possibile d’essere originale, ma ciò che scrivo è perché lo sento, non per chi deve leggermi. Probabilmente è perché il mare è sempre lo stesso e regala le stesse emozioni, per l’antica bellezza dei monti sempre uguale ma diversa per ognuno, sta di fatto che ciò che scrivo è banale. Proprio come questa nuvola di passaggio, trasportata dal vento, che copre per pochi attimi il sole e mi dà sollievo, come dà sollievo ciò che scrivo a chi mi ascolta, solo per pochi attimi.
Sono come un’onda: non provare a contare le onde, sono infinite.
Ma tu fissane una: continua imperterrita il suo cammino.
Io sono tra centinaia, migliaia, milioni, ma continuo ad andare, continuo a scrivere, come le onde che tra tante continuano ad attraversare il mare, illuminato dal sole. Com’è bello il mare illuminato, e questa birra si fa sempre più calda. Il sole picchia davvero forte, le risate lontane dei miei compagni d’avventura mi danno allegria, e i suoni prodotti dai mille insetti che mi circondano fanno da sottofondo a questi miei strani momenti di riflessione… un rumore di passi vicini mi riporta indietro dal mio viaggio su mari e monti, e la voce di un amico domanda: <<Sei in riflessione?>> <<Si.>> rispondo con un sorriso, afferrando la bottiglia piegandola in avanti in segno d’offerta. Ad un gesto di negazione fatto col capo rispondo con un altro piccolo sorso, ed esclamo: <<Bello scenario, eh?>> <<Certo…>> Una sola parola, seguita dal breve movimento di una figura che si siede al mio fianco. Smetto di scrivere, chiudo la penna con un tappo blu brillante. Ripongo con cura il mio quaderno sullo scalino in pietra e getto uno sguardo alle vele bianche che solcano il mare, come già da un po’ fa il mio amico che sospira gioioso quando una nuvola sottile ci ripara dal caldo del sole. Poi d’un tratto si alza e se ne va, avvisandomi con una mano appoggiata sul capo. Sto per alzarmi anche io, e l’ultimo mio pensiero mi risolleva: quello che scrivo sarà anche banale, ma la mia vita non lo è affatto, ho tante cose che me lo fanno capire. Con una mano prendo la mia birra, con l’altra il quaderno sgualcito, mi alzo, asciugo col braccio il sudore sulla mia fronte e comincio a risalire la scala in pietra sorseggiando lentamente, ma con più voglia.
Non c’è niente da fare il sublime dinamico e quello matematico viene sempre avvertito!Mi raccomando con gli alcolici!:)
Mancava un po’ di sana filosofia qui sul mio blog! Dai, una birra ogni tanto può permettersela un Orso come me
I veri grandi scrittori sono quelli il cui pensiero occupa tutti gli angoli e le pieghe del loro stile.
complimenti
Grazie 🙂